Acqua, sole o errori nella posa sono solo alcuni dei fattori da cui il calcestruzzo va protetto. Una volta individuata la causa del deterioramento, si può agire per riparare e recuperare le superfici rovinate. Per garantire al calcestruzzo, in particolare armato, durata e resistenza servono dei cicli corretti di protezione e finitura.
Cos’è il calcestruzzo?
Conglomerato minerale, il calcestruzzo è composto da cemento, calce e da una piccola quantità di gesso mischiati con una matrice di inerti di varia granulometria. Gli additivi presenti hanno il compito di regolare il comportamento del materiale nella fase di presa e indurimento oppure ne vanno a modificare alcune caratteristiche.
Sebbene già la funzione del calcestruzzo sia di tipo strutturale, quando l’edificio deve resistere a pressioni, trazioni e sforzi di una certa entità, questo viene armato inserendovi delle strutture metalliche. Tuttavia il calcestruzzo può essere impiegato anche con un senso più estetico, per decorare e rifinire le facciate.
Perché il calcestruzzo si degrada?
Il deterioramento del calcestruzzo è dovuto in prima battuta a cause di tipo fisico, chimico e biologico. Queste non provengono solo dall’esterno ma possono avere origine all’interno: è il caso di difetti di progettazione, stress meccanico da carichi e incompatibilità di materiali.
Tra gli agenti esterni più comuni che compromettono la qualità dei supporti in calcestruzzo:
- Agenti atmosferici come acque meteoriche, raggi del sole, sbalzi termici e avvicendamento gelo-disgelo, carichi da vento, umidità;
- Inquinamento ambientale provocato da smog e piogge acide;
- Inquinamento biologico da funghi, muffe e microorganismi in genere;
- Urti, carichi ordinari o straordinari e usura.
I fattori intrinsechi, invece, comprendono:
- Bassa qualità dei materiali;
- Materiali non idonei;
- Errori di esecuzione nelle procedure di posa.
Nel calcestruzzo armato una delle prime ragioni di decadimento è, invece, la carbonatazione, processo capace di danneggiare le armature e compromettere la resistenza non solo della facciata, ma dell’intera struttura.
Carbonatazione, processo negativo per il calcestruzzo armato
Mentre nel calcestruzzo normale la carbonatazione è innocua, in quello armato è un fenomeno pericoloso. La differenza sostanziale tra i due tipi di cemento sta nelle armature metalliche che, annegate nel calcestruzzo, lo rendono più resistente alle trazioni.
Le armature non si ossidano nel tempo grazie all’alcalinità del materiale così composto ma non è sempre vero che il calcestruzzo armato è incolume dal degrado.
Il problema, infatti, si presenta quando gli acidi da combinazione di anidride carbonica e solforosa, cloruri, ossigeno con umidità o acqua piovana, vengono assorbiti dal calcestruzzo. A questo punto il valore del pH scende fino a raggiungere valori inferiori al 9, punto in cui inizia l’ossidazione dei tondini di armatura.
Come proteggere le strutture in calcestruzzo armato
Data l’impossibilità di evitare sostanze naturalmente presenti nell’atmosfera e nei nostri centri urbani, è necessario agire direttamente sul calcestruzzo per ripararlo e preservarlo.
L’obiettivo di un ciclo di protezione è proprio quello di aumentare la durata nel tempo dei materiali e delle strutture. Più è efficace la protezione più scende il rischio di carbonatazione.
Quali sono le 4 proprietà da ricercare in un prodotto da rivestimento per il calcestruzzo?
- Bassa traspirabilità;
- Alta idrorepellenza;
- Adesione al supporto data dal legante di origine sintetica;
- Elevata elasticità per seguire i movimenti del supporto.
I protettivi da applicare possono essere colorati, trasparenti o velanti ma sono escluse in partenza le pitture minerali, perché traspiranti e poco idrorepellenti. Nella normativa UNI EN 1062-6 sono individuati i requisiti che una pittura deve avere per rendere la superficie in calcestruzzo armato impermeabile all’anidride carbonica conducendo prove gravimetriche o con gas di trasporto. A seconda della maggiore o minore attitudine di un verniciante a condurre la diffusione di CO2, si stabilisce la capacità di resistenza di un’opera in calcestruzzo.
I cicli anti-carbonatazione targati Caparol
Per la protezione del cemento armato esistono due famiglie di prodotti anti carbonatazione, distinte in idrorepellenti ed elastici.
Come dicono già i nomi, la differenza è nella proprietà fondamentale del prodotto di creare una barriera contro l’acqua o l’umidità in genere, oppure di essere malleabile.
Per un ciclo idrorepellente anti carbonatazione:
- Disbocret 514 GrundColor, primer pigmentato a base acqua che forma uno strato di adesione solido su supporti in calcestruzzo nuovi ed esistenti, anche pre-pitturati;
- Disbocret 515 Betonfarbe, una super-pittura pigmentata a base acqua con elevatissimo potere coprente e specifica per calcestruzzo.
- Disbocret 535 BetonLasur, velatura trasparente a base acqua che impedisce la penetrazione di sostanze acide;
- Amphibolin, pittura universale super-acrilica a effetto satinato e resistente;
- Capalac Disbocolor 493, smalto per facciate pigmentato resistente a intemperie e raggi UV.
Per un ciclo elastico anti-carbonatazione:
- Disbocret 518 Flex-finish, utile per riparare cavillature e piccole lesioni statiche o dinamiche;
- Cap-Elast Phase 2 finitura idrorepellente, sottile e non riempitiva, ideale per le finiture di superfici fessurate.