Chromaesis -da Chromo, colore e Aesis, l’antico nome della città di Jesi- è un progetto coordinato dai funzionari del Servizio Polo Culturale del Comune marchigiano in sinergia con aziende private come Caparol, che si è presentata sin dalla prima edizione come partner attivo anche nella fase progettuale, nato per contrastare la discriminazione etnico razziale con un unico strumento di integrazione: l’arte.
Iniziato nel 2016 e premiato per ben due volte dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Chromaesis individua nel “colore” l’elemento guida di una serie di operazioni che hanno come fine ultimo quello di facilitare l’integrazione di nuove culture che si trovano a convivere nella società contemporanea.
Il progetto parte con l’intento di rigenerare il concetto di “museo”, quale depositario della memoria e dell’identità di un luogo, in chiave multiculturale elaborando un nuovo modello di valorizzazione del suo patrimonio per raggiungere le genti di Paesi diversi che hanno scelto Jesi per rinnovarsi in una realtà migliore.
E, dal museo, luogo attivo e vivo, sono partite una serie di azioni artistiche che hanno raggiunto il quartiere San Giuseppe, il più multietnico della città di Jesi, che fin dall’immediato dopoguerra ha ospitato gente forestiera e che oggi tocca punte che vanno fino al 44% di residenti stranieri.
Il progetto Chromaesis, ideato e sostenuto dai funzionari del Servizio Polo Culturale del Comune di Jesi è stato anticipato da una serie di incontri in cui sono stati chiamati specialisti ed esperti a parlare sul tema della rigenerazione urbana attraverso la Street Art e workshops con esperti e artisti, laboratori e feste con lo scopo di facilitare l’integrazione delle nuove culture multietniche che si trovano a convivere nella società contemporanea.
da sinistra: Simona Cardinali, Luca Butini, Giacomo Monachesi e Andrea Refi
da sinistra: Direttivo Pinacoteca Dott.ssa Simona Cardinali, Sabina Angelelli, Gianluca Calisti, Sindaco Dott. Massimo Bacci, Michele Di Lella, Assessore Cultura Dott. Luca Butini, Lorenzo Manzetti, Marco.
Il progetto prende vita anche nelle scuole con il laboratorio "Di Forme e di Colori", sponsorizzato da Caparol e condotto della designer Sabina Angelelli, un'occasione per i bambini di incontrare gli artisti dei murales e giocare con le forme e i colori del quartiere, attraverso un viaggio nel mondo dei colori primari, linee e geometrie per creare il "segno" che più li rappresenta.
Il lavoro del Team Caparol è stato interamente coordinato dall'Area manager Michele Di Lella, che ha gestito le diverse fasi del progetto avviando una proficua collaborazione con l’ente comunale, le realtà aziendali e gli artisti stessi, creando un autentico contatto con le differenti risorse culturali della città.
Il riconoscimento da parte delle autorità e sul campo segnano la strada giusta e tutto e questo è divenuto materiale vivo tra le mani degli artisti, che hanno generato opere murali sui palazzi di edilizia popolare che parlano nell’unica lingua internazionale del colore, capace di creare un’unica identità interculturale in un quartiere eterogeneo, unendo con un solo filo conduttore le 92 differenti etnie che lo abitano. E’ una grande ed esclusiva opera d’arte di colore in libertà, un colore che unisce, che entra nelle case per comunicare i temi dell'integrazione.
I materiali per il laboratorio e per la realizzazione del murale sono stati messi a disposizione dalla rivendita Caparol Marche Color di Jesi e dall’impresa Pittura Edile Goffi, supportati dalla rete dei promoter e tecnici Caparol che hanno fornito un’accurata assistenza tecnica per stabilire il ciclo di preparazione dei supporti, al fine di garantire un risultato duraturo alle opere d’arte create sulle pareti degli edifici.
L’artista Federico Zenobi ha portato il museo fuori dal museo e realizzato il primo murale nel quartiere: Clio, musa della storia e della poesia epica, riproduzione di un particolare dipinto in un salottino ottocentesco di Palazzo Pianetti.
La seconda opera di street art è Specie Migranti, firmata da Lisa Gelli e Nicola Alessandrini ed è incentrata sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza, raffigurata attraverso animali migratori dipinti con una particolare veste grafica che rappresenta le varie texture delle stoffe degli abitanti stranieri, che trovano naturalmente un nuovo habitat nella zona in cui si spostano.
Il terzo murale è realizzato dall’artista abruzzese Alleg e il tema scelto per l’opera è quello della Jesi laboriosa, per un’integrazione che passa attraverso il lavoro. I mestieri e l’arte della produttività come principio di una comunità cittadina. I lavoratori sono tenuti insieme da una corda, che rievoca l’antico mestiere del cordai jesini e che sottolinea la condivisione.
Il quartiere di Jesi San Giuseppe diventa il simbolo di accoglienza e trasformazione in una nuova comunità, in cui le ricchezze delle diverse culture si ricompongono e danno vita a una galleria d’arte urbana a cielo e a cuore aperti che, con la sola forza del colore, cambia la natura estetica e interiore di un’intera società.